tursmo costriero

L’Editoriale n.139 – Il turismo costiero crescenonostante le avversità

I dati sono chiari, il turismo costiero è in pieno sviluppo e la “blue economy” concorre in maniera
sostanziale alla crescita socio-economica dell’intero paese, costituendo in varie realtà l’eccellenza
mondiale dei prodotti e dei servizi “Made in Italy”.
Ciò, anche se in alcuni settori la produzione è per lo più destinata al mercato estero. È il caso della cantieristica del segmento medio grande, che vede oltre il 90% delle unità prodotte in Italia, migrare
verso porti stranieri. Se da una parte questa situazione garantisce commesse, lavoro e innovazione d’avanguardia a favore dei nostri cantieri, apportando ingenti introiti nella bilancia import-export, dall’altra serve lavorare a tutto campo per fare innamorare gli armatori stranieri dei nostri porti e dell’Italia intera. I temi sono tanti, primo fra tutti quello della mobilità: se un armatore ci mette tre ore da Stoccolma a Roma, ma per andare nel porto dove ormeggia la barca ne mette sei, c’è qualcosa che non funziona.
Se al lettore distratto sfugge che quell’armatore lascia nel nostro paese decine, quando non centinaia di migliaia di euro, creando economia diffusa e capillare anche in luoghi dove lo Stato è lontano – se non addirittura assente – vale la pena di sottolineare che il valore sociale del settore del lusso supera di granlunga quello di molti altri segmenti produttivi che riguardano prodotti di largo consumo. Per fare un esempio, occupa di gran lunga più operai la cantieristica del diporto assieme a quella navale che la filiera del cemento, prodotto irrinunciabile e strategico per il PIL di tutti i paesi del mondo.
“Il valore reale dell’Economia del Mare prodotto dall’Italia, che come ricordiamo fra componente diretta e indiretta pesa il 10,2% di tutta la ricchezza nazionale, pone la nostra nazione come leader nel contesto Euro-mediterraneo” dichiara Antonello Testa, coordinatore di Ossermare – ospite fisso della Camera di Commercio di Venezia e Rovigo al Salone Nautico Internazionale di Venezia. “I nostri studi e dati ci dicono che il trend crescerà ancor di più se sapremo sfruttare al meglio ogni filiera che compone questo importante settore. L’Italia, per le sue caratteristiche Blu, vedrà il suo valore aggiunto, la sua occupazione ed il suo fatturato crescere in modo esponenziale, semplicemente misurando un perimetro ancora più ampio. Quindi i trend ci indicano che, attraverso un aumento incrementale e EDITORIALE Marino Masiero, Presidente di Assonautica di Venezia Il turismo costiero cresce nonostante le avversità un’estensione del perimetro, possiamo stimare un valore aggiunto diretto e indiretto, che nel medio termine supererà il 20% del PIL nazionale: il turismo crocieristico; la nautica, il cui brand “Made in Italy” è riconosciuto nei mercati globali, insieme alle capacità progettuali e gestionali legate alla portualità turistica italiana, ci qualificherà come il top di gamma internazionale”.
Si tratta quindi di incentivare il legislatore, le Amministrazioni Regionali e Comunali, l’apparato periferico dello Stato e l’Impresa a fare sinergia tra pubblico e privato, per creare le migliori condizioni di sviluppo
dell’intera “blue economy”.
Penso in particolare ad un sistema di “mobilità smart” fatta di aerei da turismo e di
avio superfici contigue alle realtà economiche dislocate in ogni parte del territorio nazionale, che in maniera capillare ed efficiente, riducano drasticamente i tempi dei collegamenti con la clientela sia internazionale che interna.
L’aeroporto Nicelli ne è un tanto fulgido, quanto poco conosciuto modello. Penso agli idrovolanti che non hanno bisogno di aeroporti, ma che vi possono atterrare con un carrello misto fatto di galleggianti e di ruote insieme, che collegano le isole minori agli aeroporti internazionali in decine di minuti.
Penso ai taxi del mare – magari su foils – che il sistema di trasporto della costa sorrentina, pur tradizionale, ci insegna essere un efficace ed efficiente modo di collegamento tra località costiere. Penso all’internazionalizzazione dei servizi turistici e all’escursionismo nell’entroterra che, pur in zone straordinariamente belle delle nostre coste, spesso mancano o vengono gestiti in maniera approssimativa, in una sorta di cristallizzazione di ciò che non ci qualifica, appena usciamo dai nostri confini.
Siamo seduti su un patrimonio costiero inestimabile sotto ogni aspetto, ma per la velleità di fare in proprio e di esercitare in troppe realtà ed in troppe occasioni il piccolo potere del clientelismo, lasciamo
dormienti quelle grandi risorse che porterebbero tanti armatori e tanti stranieri a spendere il loro
tempo e il loro denaro nei nostri porti e nel nostro paese.
Serve cambiare rotta al più presto, perseguendo il bene comune e lo sviluppo di sistema che generano ed alimentano gli interessi particolari solo dopo avere soddisfatto quelli generali e collettivi.